Eccoli, finalmente. Per una settimana New York avrà la loro voce: ricorderà al mondo, in musica, la forza dirompente dell’educazione, della cultura, dell’arte, cruciali per superare le barriere poste da indigenza e diseguaglianze. A poche ore dal debutto, le “Voices of Haiti” prendono le misure con un’altra vita, così diversa dalla loro ma in fondo così uguale, perché ovunque si possono avere ottimi motivi per sorridere, per far spazio nel cuore, ed accogliere con allegria e stupore persone nuove, situazioni nuove. Se i loro occhi brillano già come fanali sotto la luce dei Caraibi, nella prima serata newyorkese acquisiscono una luce del tutto speciale… Dentro, trovi la vertigine per così tante novità, tutte in una volta, trovi la curiosità e la buffa stranezza nel guardare un cielo non pieno di stelle ma di altre luci e finestre e sagome di grattacieli. L’eccitata meraviglia dei nostri piccoli musicisti in erba, però, non pare confonderli, più di tanto non li distoglie… Più che le cose, il loro caparbio desiderio è conoscere, salutare, scoprire il nome (e, sempre, sempre, abbracciare) le persone. Ti guardano negli occhi e riescono a vedere il bambino che sei stato. Festeggiano che sei, che siamo tutti, dentro la vita, e aspettano – e fremono – che anche tu abbia tempo e voglia di ricordarlo, e che tu possa unirti alla festa.