Voices of Haiti in New York - Day 2

Un palcoscenico vero, un palcoscenico immenso: il Radio City Music Hall abbraccia i piccoli cantori di ABF e S. Luc. Dietro, un’orchestra su tre livelli, circondata da colonne che diventano schermi; davanti, seimila poltrone; accanto, Andrea, giunto questa notte dall’Italia. Il count down per il debutto delle “Voices of Haiti” è ormai ad una cifra sola. Una manciata di ore, poi l’inaugurazione del “Global Exchange II” al Lincoln Center, e subito dopo, la partecipazione ad uno show che farà la storia, per i 90 anni di Tony Bennett. E domani, altre ribalte, dalle Nazioni Unite alla Childhood Foundation. La dedica augurale al grande crooner, sulla sinistra del palco del “Radio City”, suggerisce come “The best is yet to come”, e sembra parlare anche ai nostri ragazzi: non c’è frase migliore, per ognuno di loro, per questi piccoli guerrieri serissimi e sorridenti, cui non togli il buonumore e l’entusiasmo neppure dopo tante ore di prove. Il Maestro Eugene Kohn, nume tutelare del progetto, finalmente incontra le “Voices of Haiti”, al decimo piano del Lincoln Center. Molti anni fa, non lontano da qui, era seduto al pianoforte per accompagnare Maria Callas; oggi abbraccia i suoi giovani amici e quasi colleghi. Il sole settembrino illumina i percorsi della delegazione haitiana, in un’affollatissima eppure placida Manhattan. L’aria condizionata è l’antagonista, è il “cattivo” (ogni storia che si rispetti ne ha uno), ma a parte due o tre coristi che hanno ricordo ad un anti influenzale, non ha avuto la meglio. Eppure ieri sera, improvvisamente, una pioggia pesante aveva fatto il bagno a tutti, a Midtown. Raggiunto il pullman, noi “grandi” eravamo acciaccati pulcini, bagnati e piuttosto seccati. Loro invece, se possibile erano ancora più allegri, e continuavano a dire “è la benedizione del cielo, il cielo benedice questa nostra avventura”. Impossibile, non dar loro ragione.